Filosofo inglese. Compiuti gli studi
all'università di Cambridge, insegnò prima a Oxford, quindi fu
docente di Filosofia all'università di Leeds e, trasferitosi negli Stati
Uniti, in altri atenei americani. Allievo di L. Wittgenstein, condusse le
proprie ricerche sulla base delle elaborazioni del maestro e della metodologia
neopositivistica, ponendo il problema del linguaggio come verifica del
significato delle proposizioni logiche. Affermò che il significato delle
parole può essere compreso solo se si tiene conto della funzione che la
parola esercita nel discorso. In tal modo le regole del pensiero diventano
quelle del linguaggio, cioè regole convenzionali che ci consentono di
verificarlo. Applicando questa teoria linguistica alla filosofia e all'etica,
egli giunse ad affermare che ogni problema filosofico o etico si risolve in un
problema di controllo scientifico del linguaggio, poiché non esistono
parole “etiche”, ma solo una funzione etica di queste. Tra le sue
opere citiamo:
Ragione ed etica (1950);
La filosofia della scienza
(1953);
Previsione e intelletto (1961);
L'architettura della
materia (1965);
La scoperta del tempo (1966),
La comprensione
umana (1972),
La Vienna di Wittgenstein (1973), che analizza i
rapporti tra Wittgenstein e la cultura austriaca del suo tempo (n. Londra
1922).